“La Rivincita” de La Classe Media: manifesto di una generazione precaria

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La Classe Media, un power trio alternative rock nato a Pavia nel 2022 dall’incontro tra Stefano Ronchi (basso, voce) e Rocco Marchesano (chitarra), debutta con il singolo “La Rivincita”. Questo brano rappresenta un manifesto generazionale che riflette la precarietà di chi vive in un mondo di incertezze, non solo economiche ma anche emotive. Con sonorità alternative che richiamano influenze come Dinosaur Jr., Motorpsycho e i primi Verdena, “La Rivincita” è una dichiarazione di lotta interiore, una fuga dal quotidiano alla ricerca di una leggerezza che sembra sempre più sfuggente. Attraverso il videoclip, la band esplora le contraddizioni della “nuova classe media”, incarnando uno spaccato sociale attuale e pungente. Ecco la nostra intervista a Stefano Ronchi, frontman de La Classe Media, che ci racconta la genesi del loro singolo d’esordio “La Rivincita” e le riflessioni che lo accompagnano, tra precarietà, leggerezza e critica sociale.

Il vostro singolo d’esordio “La Rivincita” è un manifesto di una generazione abituata a convivere con la precarietà. Com’è nato il brano e cosa rappresenta per voi questa “rivincita”?

Musicalmente è un brano ‘antico’: la prima bozza del giro di accordi risale addirittura a quando ero adolescente, e suonavo in un gruppo fra il grunge e il punkrock [Ste]. La bozza è rimasta per anni in un cassetto, e l’ho ripresa e rivista quando ho iniziato a pensare al nuovo progetto, che poi è diventato “La classe media”. Il testo invece è recente, è una sorta di manifesto per i giovani della ‘generazione perduta’, sballottati qua e là, precari sia nella vita lavorativa che in quella affettiva. La rivincita è la sensazione che si prova quando si riesce a dimenticare gli affanni quotidiani, e ci si sente leggeri, come se le scelte non contassero nulla. Insomma, quando si riesce a vivere la leggerezza del momento.

Nella vostra descrizione, parlate di lotte dimenticate e del sogno italiano degli anni ’80 ormai svanito. Come vedete la situazione attuale rispetto a quella di qualche decennio fa?

E’ cambiato tutto. In Italia siamo cresciuti con un mito che era già obsoleto quando eravamo bambini: la famiglia dove magari lavorava solo il padre, con la seconda casa al mare, e tuttosommato una discreta sicurezza economica. Oggi la sicurezza non c’è più, o meglio c’è solo per chi ha una famiglia benestante alla spalle che lo aiuta. Tutto è cambiato, dal mito del posto fisso, ad aspetti della vita che vanno oltre la sfera economica, come per esempio la velocità delle comunicazioni digitali, la giostra frenetica dei social, e quant’altro.

Il video del brano descrive le contraddizioni della “nuova classe media”. Come avete scelto di rappresentare queste tematiche nel videoclip?

Nel video il protagonista (l’attore e amico Giovanni Mingrone) rappresenta il giovane che inizia a far parte della nuova classe media decadente. Si sveglia già in sbattimento, si prepara per andare a lavoro, elegante ma con qualche dettaglio che è sempre fuori posto. E poi esce e…invece di andare a lavoro si mette a fare l’elemosina. E chi passa a lasciargli le prime monete? Beh, niente spoiler, dovete vedere il video!

La “rivincita” di cui parlate ha una dimensione più personale o sociale? Cosa sperate di trasmettere con questo brano?

Il testo, come spesso accade nei nostri brani, nasce da un’esperienza personale.  Volevo cercare di trasmettere la sensazione di leggerezza che si prova quando ci si lascia alle spalle una storia e si trova un nuovo amore. All’inizio sembra di stare in un’altra dimensione, sembra che i piedi si stacchino da terra e tutto ti sorrida. Ciò che conta però, effettivamente, è il contesto sociale più ampio. Nel senso che questa sensazione di “rivincita” effimera è quella che ci tiene a galla fra i mille sballottamenti della vita. In questo senso la rivincita diventa un manifesto per tutti, un inno a chi sta a galla nel precariato, e cerca di farlo con stile.

Il singolo fa anche un chiaro riferimento alla vita sociale e al “lanciarsi in uno sfogo libero con un sorriso dipinto sul viso”. Pensate che il divertimento e la leggerezza possano essere una forma di resistenza per la vostra generazione?

Non la chiamerei resistenza. Piuttosto una fuga. E la differenza tra fuga e resistenza, per come la vedo io, è la dimensione più individuale (per non dire individualista) del concetto di “fuga”. “La rivincita” non ha la pretesa di parlare di proteste sociali. In questo brano (e in altri brani molto di più) c’è piuttosto una velata critica sociale: l’autocritica di una generazione che è passata dal fare delle battaglie – molte delle quali perse anche male – a ritrovarsi dall’altra parte della barricata. Ovvero si è ritrovata nei panni della classe media, decadente o meno che sia. Battiato cantava “le barricate in piazza le fai per conto della borghesia”; noi cerchiamo di mettere a nudo le contraddizioni della classe media, in modo più indiretto, ma per certi versi nello spirito di quella stessa critica.

Quali sono le vostre influenze musicali e come queste si riflettono nel sound de “La Rivincita”?

Uff, abbiamo ascolti molto eterogenei fra i membri della band. Ma, stando su “La rivincita” le influenze sono principalmente Dinosaur Jr. e Motorspycho. Molti ci hanno detto che ci sentono dentro qualcosa dei primi Verdena, che in effetti sono fra i nostri ascolti. Alternative rock, insomma. Altri brani più recenti imboccano invece altre vie, data l’eterogeneità delle nostre influenze musicali. Ma come primo manifesto della band, “La rivincita” ci sembrava perfetta, semplice e diretta.

Avete già nuovi progetti in cantiere? Cosa possiamo aspettarci dopo “La Rivincita”?

A novembre esce il nostro primo e.p., “La mela del serpente”. Include “La rivincita” e altri 3 brani. E abbiamo altrettante canzoni nuove, che stiamo portando in giro nei live. Non vediamo l’ora di metterci in studio a lavorare già al prossimo disco, che sarà un vero e proprio album full-length.

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